La povertà a Brescia

«Alla crisi economica che continua a interessare le famiglie italiane si è aggiunta quest’anno una situazione straordinaria di richiesta di aiuto a supporto dell’ondata migratoria che ha riguardato la nostra Regione .… Un’emergenza che abbiamo tutti insieme saputo gestire, sinergizzando al massimo gli sforzi e la collaborazione fra Governo della Regione ed enti caritativi» [1] Queste le dichiarazioni, già nel 2015, di Roberto Vassena presidente del Banco Alimentare della Lombardia ovvero l’ente che si occupa di fornire alimenti ai bisognosi, forti di un aumento del 9% in Lombardia già nel 2014. La crisi economica del 2009 e l’ondata migratoria che ha colpito fortemente la nostra regione hanno determinato un corposo e rapido aumento dei poveri, nonostante la Lombardia sia sempre stata una delle zone economicamente più fiorenti d’Europa. Nel 2009 solo il 5% degli avventori della mensa Menni della Caritas in Via Vittorio Emanuele II era italiano, oggi sono quasi il 30%, mentre tra quelli che chiedono ospitalità al rifugio Caritas gli italiani sono il 25% e spesso per periodi più lunghi rispetto agli stranieri.
Brescia negli anni dopo la crisi registra un evidente calo dei redditi medi lordi passando da 22.760 euro nel 2011 a 20.200 euro nel 2012 [2]. Prima della crisi secondo i dati del Ministero delle Finanze, Brescia risultava al diciannovesimo posto nella media dei redditi più alti per capoluogo, con un reddito medio di 23.096 euro [3]. Ad oggi il reddito medio ha ricevuto un’ inflessione verso l’ alto, secondo il Dipartimento delle Finanze, dopo il 2016 infatti si è registrato un aumento che ha portato il reddito medio attuale tra Brescia e Provincia a 21.402 euro lordi annui, tuttavia se si considera solo la Provincia il reddito medio è ancora a 20.830 euro, con la zona più ricca verso il Lago di Garda, seguita dal Capoluogo e immediato hinterland, Val Sabbia e Valcamonica rimangono le aree più povere della Nostra Provincia [4].
Tuttavia si parla di redditi medi e la situazione di molte famiglie punta verso un degrado sempre più evidente, secondo Maurizio Carpita docente di Statistica della Statale : sono 93mila le famiglie residenti, con un reddito medio intorno ai 19 mila euro lordi annui. Di queste ben 16 mila hanno un reddito annuo inferiore ai 7.600 euro, altre 9 mila ce l’hanno tra questa soglia e gli 11.400 euro.
Si può dire che una famiglia su quattro a Brescia è povera, la povertà colpisce le famiglie di immigrati (50% circa) ma anche gli anziani e le famiglie con uno o più figli, aumentano i lavoratori poveri comprensivi dei laureati; il centro storico e San Polo rimangono le due zone della città più povere [5]. (altro…)


In Provincia la situazione peggiore si registra in Valcamonica dove solo una persona su tre ha un lavoro e sono in pesante aumento gli ultra sessantacinquenni.
La piccola media impresa resta sempre la più colpita, nel settore edile si colloca il maggior numero di fallimenti dichiarati presso il Tribunale di Brescia, per quanto si sia registrata una diminuzione dei fallimenti rispetto allo stesso periodo nel 2016, il numero resta ancora alto, mostrando una situazione difficoltosa . Nonostante ciò (secondo una ricerca dell’ Aib della Fondazione Edison), sono proprio le piccole medie imprese con i loro 156 mila addetti e gli oltre 10 miliardi di valore aggiunto nel settore industriale, a rendere la Leonessa la terza provincia industriale dell’ Unione Europea ! In sostanza se Brescia fosse un Paese Ue, sarebbe in dodicesima posizione per Pil pro capite con un prodotto interno lordo superiore a quello di Lettonia, Estonia, Cipro e Malta. Tuttavia il recupero è lento, la crisi ha fatto numerosi danni, il Governo fragile e assorto dal solito teatrino degli scandali è incapace di favorire la ripresa.
La crisi ha dettato anche un aumento dei pignoramenti immobiliari, nel 2013 Brescia è stata la terza città italiana con il maggior numero dopo Lecce e Bologna; a gennaio 2017 con 400 immobili pignorati, Brescia si pone al quarto posto in Italia [6]. I dati elencati fanno capire l’ annosa questione per i cittadini bresciani di riuscire a possedere una casa di proprietà, che rimane oramai un sogno per una fetta sempre più congrua della popolazione.
Questa situazione disarmante spinge i giovani Bresciani come altri concittadini a prestarsi a condizioni lavorative delle peggiori viste nelle ultime decadi, esempi come la sede del colosso delle vendite online Amazon sito a Castel San Giovanni in provincia di Piacenza mettono in luce come il lavoro sia diventato alienante. I giovani commessi sono sottoposti a stress allucinanti dettati dalle pressioni dei capi reparto per ridurre le pause, aumentare la rapidità di esecuzione e l’ efficienza fino a limitare le soste in bagno, ciò ha creato in molti dipendenti uno stato di depressione che ha portato a crisi di nervi sul posto di lavoro e in alcuni casi all’ utilizzo di psicofarmaci [7].
Non stupisce a questo punto il risultato di un’ indagine richiesta dalla banca elvetica Credit Suisse che ha messo in evidenza come un under 30 cinese in media guadagni di più di un coetaneo italiano e la medesima tendenza si registra in Indonesia, Russia e Turchia [8], tutte nazioni che un tempo avevano veramente poco da dare alla propria gioventù rispetto all’ Italia.
Chiaramente il problema per molti giovani italiani operanti nel settore Primario e Secondario non sono direttamente (anche se indirettamente lo sono) i cinesi rimasti in terra natia ma gli immigrati scagliatisi in Italia, l’immigrazione aumenta la disponibilità di manodopera e, dunque, incrementa la concorrenza sul mercato del lavoro … come risultato, i salari crollano !
Secondo il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) nel suo annuale rapporto sulla situazione sociale italiana “La ripresa c’è e l’industria va, ma cresce l’Italia del rancore … non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore”. La ripresa è da considerarsi un fatto, come dimostrato dai famosi indicatori, ma i suoi benefici non sono distribuiti, cioè sono appannaggio di pochi [9].
Gli Italiani, per loro natura, più inclini all’ autocommiserazione e al fatalismo che alla rabbia, sono troppo pigri, buoni e mansueti con la conseguenza che non reagiscono a questa tortura delle lobby plutocratico-finanziarie, la città di Brescia con la capacità di isolarsi e mantenersi chiusa misto al suo orgoglio, non lascia trasparire questi rancori e i problemi crescenti come invece dovrebbe.
Recentemente l’economista Nino Galloni : ex direttore generale al ministero del Bilancio, sindaco effettivo dell’Inpdap dal 2002 al 2010 e attualmente membro effettivo del Collegio dei sindaci dell’Inps, in un’ intervista ha dichiarato : “La situazione sociale si sta sempre più lacerando fino a un’eventuale rottura. Il motivo va cercato soprattutto nel fatto che l’ultima mini-ripresa ha favorito 20 milioni di italiani ma ce ne sono 15 che restano in condizioni di povertà vera e propria, mentre 25 milioni di italiani stanno scivolando verso il baratro, senza neppure il paracadute del welfare, che ormai è residuale e protegge solo i poveri”. Tuttavia ribadisce che ”Lo Stato può emettere una sua moneta, in qualsiasi momento. Il Trattato di Maastricht (articolo 128a) dice che non possiamo stampare banconote. Che problema c’è ? Basta stampare “Statonote”, a circolazione nazionale, da usare per assumere e per fare investimenti, perché poi chi le accettasse le utilizzerebbe per pagare le tasse“ ; conclude dicendo che pertanto con una moneta sovrana l’Italia potrebbe creare dai 7 agli 8 milioni di posti di lavoro ! [10]
Come si suol dire le soluzioni ci sono ma manca la volontà della nostra classe politica nell’ attuarle! Se i Bresciani continueranno a sprofondare nella povertà, tutto il sistema ne risentirà sempre di più, anche quello delle piccole medie imprese. Negli anni passati a Brescia aveva un’ imprenditoria fiorente e imprenditori capaci, addirittura non era impossibile trovare semplici operai che si staccavano da altre imprese per aprirne una in proprio, L’ artigianato dalla Val Trompia a tutta la Provincia aveva una forte capacità di rigenerarsi e di lasciare sempre porte aperte a chi voleva rischiare, ad oggi quel turbine di realtà produttive, segno di una forte dedizione al lavoro tipica dei Bresciani mista all’ ingegno italiano, si è bloccata …. La pmi italiana non piace alle grosse società multinazionali che come rapaci speculano sulla penisola dal dopoguerra ad oggi, troppo elastica ed efficiente ed antitetica alla loro visione mondialista, che vuole tutto fuorchè la libertà dei popoli… Tuttavia la storia insegna che i satrapi leoni di carta sono destinati a crollare quando i veri leoni tornano a ruggire e la Leonessa d’ Italia non ha pazienza infinita !

Fonti :
[1] http://www.businesspeople.it/Business/Economia/Lombardia-la-poverta-cresce-del-9-_87214
[2] https://www.giornaledibrescia.it/economia/brescia-pi%C3%B9-povera-scende-il-reddito-medio-1.1773294
[3]http://www.ecodibergamo.it/stories/Economia/118699_redditi_2007__bergamo_seconda_citt_pi_ricca_ditalia/
[4] http://www.bresciaoggi.it/territori/valsabbia/redditi-primo-barghecapovalle-il-pi%C3%B9-povero-1.5628366?refresh_ce#scroll=700
[5] http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/16_novembre_26/famiglie-povere-brescia-centro-storico-san-polo-studio-b8f2589a-b3c0-11e6-9bbf-23f96afff2f8.shtml?refresh_ce-cp
[6] https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/oltre-400-immobili-all-asta-in-gennaio-brescia-quarta-in-italia-1.3146847
http://www.quibrescia.it/cms/2013/12/01/brescia-record-negativo-di-case-pignorate/
[7] http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/31/news/psicofarmaci-depressione-attacchi-di-panico-la-vita-da-operaio-di-amazon-per-essere-veloce-1.298506?ref=fbpe&refresh_ce
[8] http://www.linkiesta.it/it/article/2013/01/23/il-sorpasso-i-trentenni-cinesi-guadagnano-piu-dei-trentenni-italiani/11365/
[9] http://www.opinione-pubblica.com/gli-italiani-troppo-buoni-e-troppo-pigri-per-portare-rancore/
[10] http://www.ilprimatonazionale.it/economia/77183-77183/

 

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