4 Novembre: il Giorno della Vittoria

Dall’orrore e dalla gloria delle trincee non scaturirono solo il compimento dell’Indipendenza e la consapevolezza di unità nazionale.
Nacque l’Uomo Nuovo, forgiato dall’esperienza bellica totale, capace di spazzare via la mediocre Italia liberale e il pericolo del comunismo sovietico, per abbracciare l’idea stessa di Impero.
Vittorio Veneto—>Fiume—>Roma: Onore agli Eroi.

Proponiamo questo articolo interessante, tratto dal quotidiano online Il Primato Nazionale:

Quando il 18 Settembre 1938 Mussolini, alla presenza di oltre 50.000 veterani della Grande Guerra, inauguró il Sacrario Militare di Redipuglia, voleva onorare la memoria dei soldati italiani caduti nella I Guerra Mondiale.

Soldati italiani che, con il loro sangue, scrissero una delle pagine più importanti della storia italiana.
Tutt’oggi ogni 4 Novembre il Presidente del Senato si reca nel sacrario per rendere omaggio a chi morì per l’onore d’Italia.
4 novembre. Nel 1915 segnó la fine della III Battaglia dell’Isonzo, iniziata il 18 Ottobre e che vide un susseguirsi di attacchi e contro-attacchi dell’esercito italiano e di quello austro-ungarico.
Sotto la guida del comandante Luigi Cadorna, i battaglioni italiani riuscirono ad avere qualche risultato solo sulle teste di ponte di Plava e Tolmino.

Il 4 novembre del 1918 invece, il nuovo comandante Armando Diaz, chiamato a risollevare le sorti italiane dopo la disfatta di Caporetto, dirama il bollettino della Vittoria, con cui annuncia “La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta […] I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.”

Il popolo italiano, mai unito come allora, si riversò nelle piazze delle città per festeggiare la fine della guerra , dopo la notizia della liberazione di Trento e Trieste.

Lo stesso D’Annunzio, la mattina del 4 Novembre, sorvola nuovamente il fronte lanciando messaggi d’incitamento ai soldati pronti per l’ultima fatica.
Nei messaggi del Vate si legge “non c’è sosta, non c’è tregua, non c’è sonno”.

Ma anche dopo la diramazione del bollettino della Vittoria, i soldati italiani continuano a combattere.
Continuano ad inseguire il nemico in fuga.
Intere colonne austro-ungheresi vengono catturate nelle valli del Fella, del Gailitz e dell’Isonzo.

Alle 14:55 muore l’ultimo soldato italiano sul fronte austriaco.
Sarà il diciottenne sottotenente Alberto Riva Villassanta.
Ardito dell’8° reggimento bersaglieri.
Sarà la più giovane medaglia al valore militare della I Guerra Mondiale.

Il 4 novembre si ricorda quindi l’esempio di quegli italiani che donarono la loro vita per una nazione, che di fatto nazione ancora non era, che con il loro sangue segnarono i confini su cui oggi sputano i “nostri” politici.

Si ricorda chi morì per farci essere orgogliosi di essere italiani.
E come è scritto centinaia di volte,sulle lastre di porfido del Sacrario di Redipuglia, ancora oggi c’è chi prova un brivido nel gridare “presente” per quegli eroi che morirono per noi.

Federico Rapini

(tratto da Il Primato Nazionale)

 

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