Il numero ufficiale dei richiedenti asilo a Brescia, ospitati nelle varie strutture da cooperative, alberghi e parrocchie, è ufficialmente ignoto: la Prefettura non pubblica ormai da mesi i dati di questa vergognosa gestione dell’accoglienza, vero e proprio business per il sistema mafioso-clientelare delle cooperative “bianco-rosse”.
Secondo l’ultima tabella pubblica, apparsa settimana scorsa sulle colonne del Giornale di Brescia, sarebbero 2.217 i richiedenti asilo nel bresciano.
Moltiplicando questo dato per i 35 euro+IVA giornalieri che lo stato italiano impiega per mantenere ogni richiedente asilo, attraverso fondi misti europei e nazionali, ammonterebbe quindi a 77.595,00 euro al giorno la spesa in esame. Che in un anno fa oltre 28 milioni di euro.
Con questo ritmo, in soli 10 anni, la provincia di Brescia potrebbe ripagarsi tranquillamente un’opera funzionale e strategica per il proprio territorio come l’Autostrada della Valtrompia, tanto per fare un esempio.
Ci sono poi ulteriori dati preoccupanti, questa volta omessi dal Giornale di Brescia, che abbiamo facilmente calcolato basandoci sulla popolazione residente (dati ISTAT) per ogni Comune bresciano che ospita i richiedenti asilo: la percentuale dei richiedenti asilo che incide sui residenti.
Incomincia quindi a diventare assolutamente plausibile l’ipotesi di una “grande sostituzione etnica” ai danni degli Italiani, sempre più anziani, stando ai dati demografici: ad esempio, ad Anfo, su 486 abitanti la presenza dei finti-profughi incide per il 10%; ad Azzano Mella e Vione oscilla tra il 3% e il 4%; ad Alfianello e Acquafredda si viaggia sull’1%. Senza contare poi le frazioni: a San Colombano di Collio, luogo simbolo della nostra battaglia, su 700 residenti è pari al 3%.
Il dato pubblico essenziale, che qualsiasi persona di buonsenso comprende, è che il 75% di questi richiedenti asilo in realtà non è un rifugiato politico, ma semplicemente un clandestino: andrebbe espulso immediatamente. Invece no, il cittadino bresciano ed italiano è costretto a mantenerlo, ingrassando le casse di cooperative, parrocchie e soprattutto albergatori che diversamente sarebbero già falliti anni fa.
Ecco quindi la nostra tabella, con i relativi dati (<— clicca sopra).
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