Con il coronavirus, l’Italia abbandona le proprie imprese (gli altri Stati no)

Tra le innumerevoli dirette social e i decretini del premier Conte, poche sono le prese di posizioni forti per il sostegno all’economia reale, ovvero alle imprese e alle P.IVA. Mentre l’apparato mediatico-politico della sinistra non perde occasione per polemizzare contro Regione Lombardia, con un atteggiamento da scaricabarile, a tratti derisorio nel leggere gli articoli al veleno di Travaglio e del suo Fatto Quotidiano, il tessuto economico dell’Italia è abbandonato al suo triste destino. In particolare, se da un lato il novello Ministro degli Esteri Di Maio trova 50 milioni di euro per aiutare la banca centrale della Tunisia, dall’altro abbiamo un Governo che cerca di erogare 600 euro alle partite IVA italiane attraverso il poco efficiente sito dell’INPS (per la cronaca, pare che la sua gestione costi in media 51 milioni di euro all’anno). Segno tangibile, questo, che delle imprese – piccole, medie o grandi che siano – a chi ci governa frega meno di zero.

Per tappare la bocca delle malelingue, è sufficiente esporre i fatti, cioè riportare i dati delle manovre economiche messe in campo dai vari paesi europei: il confronto, ve lo anticipo, è impietoso. Siamo la Nazione più colpita dal Coronavirus, eppure il Governo Conte mette sul piatto soltanto le briciole. La prospettiva è che, preso atto di essere già in recessione, per colpa delle insufficienti iniziative della classe dirigente italiana, la crisi economica che scaturirà al termine dell’emergenza sanitaria sarà nondimeno epocale. Ho scelto di riportare soltanto alcuni paesi dell’Europa geografica, perché più simili a noi non solo per storia e cultura, ma per impianto socio-economico.

Anche perché, ad uscire demolita da un confronto internazionale forse sarebbe la stessa Unione Europea, soltanto se si pensa ai miliardi di dollari messi in campo dalla Federal Reserve per ordine di Trump, o dalle politiche monetarie della Zhōngguó Rénmín Yínháng – la banca nazionale della Cina.

GERMANIA
Il paese al vertice, per egemonia politica e valore economico, dell’Unione Europea è quello che ha varato il piano di aiuti più corposo. Un qualcosa di simile non si vedeva dai tempi dell’unificazione tra la Bundesrepublik Deutschland dell’Ovest liberale e la Deutsche Demokratische Republik dell’Est comunista, che costò parecchio al sistema tedesco.

La differenza abissale, rispetto all’Italia, è nell’aiuto al popolo delle “Partita Iva”: Soforthilfe, il programma di assistenza immediata alle piccole imprese, autonomi e liberi professionisti vede stanziati complessivamente 50 miliardi di euro. [1]

I lavoratori autonomi e le imprese con un massimo di cinque dipendenti riceveranno fino a euro 9.000, mentre con un massimo di 10 addetti riceveranno fino a euro 15.000. Questo programma integra quelli già esistenti in ogni Länder, per cui è verosimile che alle cifre stanziate dal governo nazionale, se ne aggiungano altre dai vari enti locali tedeschi.

Sul piano sanitario, sono 3,5 i miliardi di euro stanziati per l’acquisto e la produzione di mascherine e dispositivi di protezione, più ulteriori 55 miliardi per contrastare con “azioni rapide” il crescere della pandemia.

Ma ciò che sbalordisce, almeno noi Italiani che per qualsiasi manovra economica dobbiamo ormai ottenere il benestare della Commissione Europea con il cappello in mano, è l’enorme massa di liquidità messa in campo dalla Germania: attraverso la banca pubblica KfW, acronimo di Kreditanstalt für Wiederaufbau (Istituto di Credito per la Ricostruzione), equivalente dell’italiana Cassa Depositi e Prestiti, vengono immessi subito 600 miliardi di euro. Di questi, 100 miliardi per misure di equità, 400 per le garanzie, infine 100 per rifinanziare i programmi speciali KfW esistenti.
Illimitato, invece, il volume di credito attraverso vari programmi di prestito.
Tutto ciò, senza sforare i parametri imposti dall’UE e senza violare alcuna regola europea, perché tali fondi risulterebbero di proprietà del KfW, non dello Stato: un trucco perfettamente legale, a cui dovremmo ispirarci, se non addirittura copiare.

Per quanto concerne i pagamenti delle tasse dell’anno 2020, salvo poi le disposizioni di ogni Länder, sono generalmente differiti al 2021, senza ulteriori interessi e senza troppa burocrazia: inoltre, sono previsti sgravi e sconti per le imprese più colpite.

FRANCIA
I nostri cugini, con cui ci contendiamo da decenni il secondo posto per valore economico tra i paesi europei e con i quali abbiamo un rapporto storico e culturale di amore-odio, hanno varato un piano molto complesso, che ricalca l’articolazione di quello italiano, ma con somme notevolmente più alte, sebbene anch’esse lontane dalle cifre della Germania.

Anzitutto, si parte con un’azione di posticipazione delle tasse molto complessa e burocratica, attraverso anche la figura del Comptable Public (“contabile pubblico”) con cui discutere singolarmente un piano di sospensione dei tributi, ma le piccole-medie imprese possono anche beneficiare del differimento del pagamento di affitti, bollette dell’acqua, del gas e dell’elettricità. [2]

E’ stato quindi istituito un grande “fondo di solidarietà” -finanziato sia dallo Stato, che dalle Regioni- che vede erogati fino a 1.500 euro per le piccole imprese, liberi professionisti, microimprenditori e professioni liberali che hanno al massimo 10 dipendenti, che realizzano meno di 1 milione di euro di fatturato e utile imponibile annuale inferiore a 60.000 euro, a patto che rientrino nelle attività chiuse per l’emergenza, oppure che dimostrino una perdita di fatturato di almeno il 50% a Marzo 2020 rispetto a Marzo 2019.
Per le situazioni più difficili, ovvero ad esempio per incapacità di liquidare i crediti scaduti entro 30 giorni oppure il rifiuto di un prestito in contanti, può essere concesso un sostegno aggiuntivo di euro 2.000 alle società che hanno almeno un dipendente, per evitare il fallimento, ma comunque analizzando caso per caso.

Il governo francese, inoltre, sta implementando un’eccezionale sistema di garanzia a sostegno del finanziamento bancario per le imprese, fino a 300 miliardi di euro.
Anche qui, molto più complesso rispetto al sistema tedesco, dove gli interlocutori per le imprese saranno le banche private francesi (che comunque si sono impegnate a rinviare gratuitamente le rate dei prestiti alle imprese per un periodo massimo di 6 mesi).

Infine, è possibile effettuare una mediazione creditizia per la riprogrammazione dei prestiti bancari già erogati, grazie all’azione di 105 mediatori del credito che sono i direttori della Banque de France nella Francia continentale e i direttori degli istituti emittenti nella Francia d’oltremare.

Da fonti dirette, pare comunque che la Francia, similmente all’Italia, non sia così celere nel pagamento di quanto sopra promesso.

REGNO UNITO E IRLANDA
L’area anglosassone e gaelica ha peculiaretà interessanti, da sempre. Il Regno Unito è protestante, l’Irlanda è cattolica. Il primo reclamava e ha ottenuto la Brexit, l’uscita dall’Unione Europea, la seconda invece ne rimane fedele membro, forse anche in virtù del fatto che Dublino è una delle più grandi capitali finanziarie della zona euro, nonché ormai il più grande paradiso fiscale al mondo. [3]
Ma nonostante questo, il retaggio culturale e storico è molto simile, il più delle volte intrecciato. Non di meno, le iniziative economiche intraprese dai due paesi è similare e sì, anche qui, sono decisamente più forti rispetto all’Italia.

Rishi Sunak, cancelliere del Tesoro inglese, nato nel 1980 a Southampton da una famiglia indiana del Punjabi, ha annunciato supporto a milioni di lavoratori autonomi [4]: riassumendo, si prevede il sovvenzionamento dell’80% dei loro profitti, fino ad un massimo di 2.500 sterline al mese.
Per accedere allo “schema di aiuti” – così viene chiamato – è aperto a coloro che hanno un profitto commerciale inferiore a 50.000 sterline nel 2018-19 o un profitto commerciale medio inferiore a 50.000 sterline nel periodo 2016-17, 2017-18 e 2018-19. Le sovvenzioni verranno pagate in un’unica soluzione forfettaria per tutti i 3 mesi e inizieranno a essere pagate all’inizio del mese di Giugno.

Per quanto concerne l’Irlanda, tra le ultime ad attuare il lockdown, ovvero il 27 Marzo, il Ministro delle Finanze Paschal Donohoe ha dichiarato che le misure economiche per l’emergenza Covid-19 potrebbero costare 3,7 miliardi di euro in un periodo di 12 settimane [5]: rapportata alla dimensione economica irlandese e alla sua popolazione di 4,8 milioni di persone, appare una cifra molto più grossa rispetto a quella italiana. E’ come se l’Italia avesse speso circa 50 miliardi anziché i 25 previsti dal decreto “Cura Italia”.

Si segnala infine che, sul fronte dell’assistenza sociale, per ottenere il sussidio di emergenza, per il cittadino irlandese è sufficiente consegnare un solo modulo, composto da un’unica pagina: burocrazia azzerata.

SPAGNA
Gli spagnoli, negli stereotipi internazionali, sono considerati i nostri fratellini o fratelloni a seconda del caso. Nel corso della Storia, con loro abbiamo condiviso tantissime cose e tutt’ora il nostro destino sembra simile. Anche nell’emergenza del COVID-19 condividiamo il numero dei contagiati: oltre 120.000 per ciascuno, ad oggi con una differenza di qualche centinaio per parte.

Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha annunciato quella che ha definito «la maggiore mobilitazione di risorse economiche della storia della Spagna»: un piano da 200 miliardi di euro per «creare uno scudo sociale al servizio dei cittadini» e attutire così l’impatto della crisi. Il piano del governo, che combina sforzi pubblici e privati, prevede 100 miliardi di euro di garanzie alle imprese per l’accesso al credito e una moratoria temporanea del pagamento dei mutui sulla prima casa di lavoratori dipendenti e autonomi che si trovano in situazione di difficoltà o colpiti dal coronavirus. [6]

POLONIA E UNGHERIA
Per la sinistra italiana e non, queste due nazioni rappresentano il male assoluto sul suolo europeo: la prima, considerata la patria del cattolicesimo nazionalista (ed è vero), la seconda invece è guidata dal pericoloso dittatore xenofobo Orbán (in realtà, sempre eletto a furor di popolo proprio per l’aver difeso i confini dall’invasione straniera, un po’ come fece il re polacco Jan Sobieski nella Battaglia di Vienna del 1683).
Note sono le ultime polemiche fuori tempo e fuori luogo del Partito Democratico nei confronti di Orbán [7], il quale ha deciso di sospendere in via eccezionale il parlamento ungherese: peccato che lo stesso Conte abbia di fatto inibito anch’egli la Camera ed il Senato, ad oggi mezze chiuse a causa del virus.
Non è meglio guardare in casa propria prima di giudicare gli altri?

Nel caso di Ungheria e Polonia forse è meglio guardare anche in casa degli altri, quando si tratta di misure a sostegno delle imprese.
L’Ungheria ha congelato per 4 mesi la tassazione per decine di migliaia di imprese in difficoltà. [8]

La Polonia, invece, ha approntato uno “scudo anti-crisi” pari al 10% del PIL «per cercare di prevenire i fallimenti aziendali e i licenziamenti dei dipendenti». [9]
Inoltre, «le risorse dello scudo anticrisi saranno sufficienti per fornire il 40% degli stipendi per i dipendenti di tutte le aziende -micro, piccole, medie e grandi- che si impegneranno a mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro», ha affermato Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco ed esponente del partito nazionalista Prawo i Sprawiedliwość (“Diritto e Giustizia”).

Peraltro, la Polonia ha fornito un aiuto concreto all’Italia, mandando agli Ospedali Civili di Brescia 15 tra medici e infermieri. [10]

a cura del nostro consigliere Comunale di Ospitaletto Matteo Totò

FONTI:

[1] https://www.bundesfinanzministerium.de/…/2020-03-25-combati…

[2] https://www.economie.gouv.fr/coronavirus-soutien-entreprises

[3] https://www.gov.uk/…/chancellor-gives-support-to-millions-o…

[4] https://www.italiaoggi.it/…/l-irlanda-e-diventato-il-primo-…

[5] https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-52026545

[6] https://www.agi.it/…/coronavirus-misure-aiuti-economia-gov…/

[7] https://www.repubblica.it/…/orban_pieni_poteri_reazioni-25…/

[8] https://www.kormany.hu/…/negyhavi-jarulekot-nem-kell-befize…

[9] https://www.gov.pl/…/premier-w-sejmie-tarcza-antykryzysowa-…

[10] https://www.adnkronos.com/…/coronavirus-arrivo-medici-polac…

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